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Sepsi, si muore dieci volte di più che d’infarto: ecco perché è importante conoscerla

Poco nota, diagnosticata con difficoltà, è in realtà una delle malattie più comuni e più mortali.

Sarà per colpa del nome difficile, sarà perché non se ne parla praticamente mai al di fuori dei reparti di terapia intensiva: di fatto la sepsi è una malattia sconosciuta ai più, anche se è molto comune e soprattutto grave, con una mortalità cinque volte più alta dell’ictus e dieci volte superiore a quella dell’infarto. Anche per questo gli esperti di tutto il globo hanno indetto per il 13 settembre la Giornata Mondiale della Sepsi: un’occasione per riflettere, aumentare la consapevolezza della popolazione, migliorare la gestione dei pazienti.

 

INFEZIONE – Scorrendo i numeri della sepsi, infatti, c’è di che avere paura: nel mondo ogni due secondi circa un paziente muore per colpa di questa sindrome, che colpisce 26 milioni di persone ogni anno. Anche nell’Unione Europea l’incidenza è elevatissima: 90 casi ogni 100mila abitanti, più delle vittime di tumore al seno, e la frequenza sta aumentando per colpa dell’invecchiamento della popolazione. Ma che cosa è la sepsi? «Si tratta di un’infezione grave, una sindrome che può avere manifestazioni diverse sovrapposte a quelle di altre malattie: per questo spesso è difficile diagnosticarla», spiega Massimo Girardis, coordinatore del Gruppo di studio infezioni e sepsi della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI). La sepsi si manifesta quando la risposta infiammatoria dell’organismo a un’infezione qualsiasi danneggia tessuti e organi, portando a shock e insufficienza multipla d’organo fino alla morte. Nella prima fase della sepsi l’infezione da localizzata diventa generalizzata, superando i meccanismi di difesa dell’organismo: i germi, in pratica, entrano in circolo scatenando una risposta infiammatoria sistemica che deteriora le funzioni degli organi e quando questi smettono di funzionare del tutto si ha un vero e proprio shock settico che può portare alla morte.

 

 

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